La costante ricerca di nuovi metodi di apprendimento è al centro di un vivace dibattito nel mondo dell’istruzione e della formazione. Il modello didattico della scuola tradizionale, con il docente in cattedra e gli studenti che ascoltano in modo passivo, si sta rivelando sempre più inadeguato a rispondere alle esigenze degli studenti: non solo produce pessimi risultati a livello di competenze acquisite ma non tiene minimamente conto né dei processi individuali di apprendimento e di crescita degli alunni né delle dinamiche di gruppo che si possono innescare all’interno della classe. 

Le metodologie didattiche maggiormente innovative si sviluppano in ambienti di apprendimento dove è possibile stabilire un rapporto flessibile fra docente e discente e dare spazio agli interessi e alle peculiarità degli studenti. Infatti, alla base di metodi come la didattica laboratoriale e la flipped classroom c’è la volontà di rendere gli studenti i veri protagonisti del processo di apprendimento. L’alunno non è un ascoltatore passivo, ma partecipa attivamente e viene posto al centro del suo personale percorso di formazione. 

Il principio della partecipazione attiva, per esempio, è il fondamento della Didattica Laboratoriale. Questa, infatti, privilegia l’apprendimento attraverso l’esperienza e la sperimentazione, in modo tale da favorire sia l’operatività sia la riflessione su quello che si sta facendo o di cui si sta parlando. Gli studenti hanno modo di costruire concretamente il proprio sapere e applicare le competenze a qualcosa di tangibile, valorizzando allo stesso tempo le diverse abilità e competenze sociali. Infatti, la Didattica Laboratoriale spesso prevede il lavoro di gruppo, con gli alunni chiamati a comunicare, condividere e lavorare insieme per un obiettivo comune. 

La collaborazione e l’inclusività sono alla base anche dell’idea di Cooperative Learning, che permette l’identificazione e la costruzione di un fine comune agli studenti che devono lavorare in piccoli gruppi. I suoi principi fondanti sono l’interdipendenza positiva nel gruppo, la responsabilità personale e l’interazione faccia a faccia, l’importanza delle competenze sociali, la riflessione sul lavoro svolto insieme e la valutazione sia individuale sia di gruppo. 

Uno dei vantaggi di queste nuove metodologie didattiche è anche quello di essere facilmente applicabili a tutti gli ambiti del sapere e di riuscire a superare la tradizionale visione settorializzata delle discipline: l’Interdisciplinarietà è un approccio allo studio profondamente innovativo rispetto al modo in cui sono abituati a studiare gli alunni a scuola e consente di esaminare la realtà nelle interrelazioni di tutti i suoi elementi. Ad esempio, l’analisi di un ambiente storico-sociale può essere effettuata coinvolgendo in modo interattivo e dinamico più discipline, come la storia, la geografia e le scienze sociali, in modo tale da favorire nei discenti una conoscenza globale più ampia e profonda. 

Un altro approccio didattico che tende a ribaltare completamente la tradizionale concezione di apprendimento scolastico è quello della Flipped Classroom, ovvero l’insegnamento capovolto, che consente agli studenti di studiare a casa ancora prima di fare lezione in classe. L’idea che sta alla base di questo metodo consiste nell’invertire il luogo dove si fa lezione (a casa invece che a scuola) con quello in cui si studia e si fanno i compiti (a scuola invece che a casa): la lezione diventa compito a casa mentre il tempo in classe è usato per attività collaborative, esperienze, dibattiti e laboratori. Durante la fase di apprendimento svolta a casa viene fatto largo uso di video e strumenti e-learning, mentre in classe gli studenti sperimentano, collaborano, svolgono attività laboratoriali e curano maggiormente il momento del reale apprendimento, con il supporto del docente. In un approccio didattico di questo tipo, in cui viene richiesto di farsi carico in prima persona del proprio processo di apprendimento, lo studente impara ad imparare ed assume un ruolo prevalentemente attivo. 

Uno studio innovativo sull’apprendimento centrato sul ruolo dell’individuo e delle sue capacità è anche quello messo in luce dalle Neuroscienze, che, ad esempio, considerano le Emozioni come un fattore fondamentale del processo cognitivo. L’acquisizione di nuove informazioni risulterebbe profondamente collegato con esperienze emotive coinvolgenti, che consentirebbero anche una più veloce e facile rievocazione della memoria: i contenuti emotivi di un’esperienza rappresenterebbero, quindi, un rafforzamento indispensabile per una buona memorizzazione. 

Le nuove metodologie didattiche prese in esame dimostrano quanto sia importante la creazione di un contesto educativo positivo, ottimale non solo per l’apprendimento ma anche per la crescita personale, privo della competizione, dello stress e dell’ansia che spesso la scuola tradizionale crea negli studenti.

Autore: Alessia Cullotta

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